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Cari Daniele e Francescosono ormai passati diversi giorni da quella notte che vi ha portati via da noi, e i nostri cuori ancora faticano a trovare le parole giuste per esprimere il dolore che provano. Siamo tutti sconvolti. Siamo consumati dal dolore. La vostra morte ci lascia increduli, e ancora ci chiediamo l’un l’altro se tutto questo è vero. Vorremo sentirci dire di no! Che si tratta di un brutto sogno! Che niente è cambiato. Che tutto è rimasto come prima! Niente è come prima, invece. La vita di tutti noi è irrimediabilmente cambiata. È segnata, per sempre.
La profondità di questa ferita indelebile, corrisponde alle tracce di amore e di amicizia di cui avete riempito le nostre vite nel corso di questi anni. A partire da queste tracce di amicizia io trovo la forza di dirvi grazie. La forza di unire la gratitudine al dolore.
So bene di essere “l’ultimo” tra tutti noi a potervi ringraziare. Vi conosco, infatti, da pochi mesi. Voglio allora raccogliere ed esprimere, nel mio grazie, il grazie di tutti!
Il grazie innanzitutto, dei vostri genitori e famigliari che, nel giorno della vostra nascita, hanno accolto - insieme con voi - il dono della maternità, della paternità e della fraternità.
Il grazie dei vostri amici! Dei vostri compagni di scuola! Dei vostri compagni di squadra. Il grazie di chi ha condiviso - fino ad oggi - il cammino di crescita nell’oratorio e nella comunità. Il grazie di tutti i giovani che hanno voluto “tenervi compagnia” fino alla fine, nel desiderio di ricambiare così tutto il bene ricevuto da voi.
Il grazie del nostro oratorio e dell’intera nostra comunità, che avete servito e amato, nell’accoglienza dei suoi piccoli, sempre nella gioia, con semplicità e passione.
Infine, il mio grazie!
Grazie perché vi siete fidati!
Grazie perché ci siete stati, sempre!
In questi giorni, amore e dolore si sono mescolati insieme. Il dolore che ci lascia smarriti, sembra essere vinto dalla memoria profonda del bene che avete seminato in ciascuno di noi. C’è una parola di san Paolo che mi accompagna in questi giorni: “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”. Razionalmente parlando è una parola molto difficile da accettare: perché quello che è successo a voi, Daniele e Francesco, sembra parlarci dell’assenza di Dio, più che del suo amore. Ma questa parola, accolta con fede, ci spinge ad andare oltre la superficie delle cose che accadono, e a considerare come, anche i fatti più inspiegabili e dolorosi, non sono necessariamente inutili o senza senso.
Una cosa è certa! La comunione che tutti abbiamo sperimentato in questi giorni, è il frutto più bello dell’amore che avete seminato nelle nostre vite.
Gli Alpini, quando un loro compagno muo¬re, non dicono che è morto, ma che è “andato avanti”.
Cari Daniele e Francesco, voi siete andati avanti. Siete “scappati” avanti, e noi siamo rimasti indietro, increduli e confusi, arrabbiati e delusi.
Vi affidiamo con tutto il cuore al Padre celeste, dal quale vi abbiamo ricevuto un giorno come un dono prezioso e unico.
Vi affidiamo le persone che più avete amato: Grazia e Ruggero, Giulia e Luca, Francesca e Alice.
Vi affidiamo la vita dei vostri amici, in particolare di Andrea e Giulia, e di tutti i giovani della nostra Comunità.
Ora vi chiediamo di aiutarci a riprendere il cammino. Aiutateci a ritrovare la nostra strada comune, continuate a camminare con tutti noi, perché sappiamo che questo insopportabile distacco è solo momentaneo: il nostro destino è la comunione nell’eternità!

don Stefano,
Omate, 12 aprile 2011

Ultimo aggiornamento (Giovedì 14 Aprile 2011 05:44)