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Il Cristiano è un Pellegrino: Camminiamo Insieme«Nulla può incrinare la nostra unità di Chiesa - ha sottolineato l’Arcivescovo nell’incontro pubblico che il 25 ottobre ha concluso la sua visita nella V Zona pastorale di Monza. Questo ci permette di essere aperti a tutti e di affrontare tutto».
Pubblichiamo l’intervento di Leandro Giacobbi che per il decanato di Vimercate ha presentato all’Arcivescovo l’emergenza “lavoro”.
Eminenza,
il mio decanato è il vimercatese.
Attualmente sette Comunità Pastorali ed una parrocchia.
Siamo nella bassa Brianza.
È un territorio che ha vissuto uno straordinario sviluppo economico con realtà industriali di notevoli dimensioni, soprattutto nel settore tecnologico.
Questo territorio sta vivendo una profonda crisi economica a causa del ridimensionamento produttivo dei grandi gruppi industriali ed il conseguente effetto a catena sulle microimprese che operano nell’indotto.
Il livello di questa crisi trova naturale espressione nel fatto che il decanato di Vimercate è il territorio che ha maggiormente usufruito in diocesi dei contributi del Fondo “Famiglia e Lavoro” istituito dal suo predecessore con una sensibilità pastorale veramente profetica.
Per noi vimercatesi questa situazione è una novità in tutti i sensi.
Non siamo infatti abituati a vivere questa dimensione di criticità economica e adesso che la crisi si insinua tra i ceti medi, la preoccupazione si fa sempre più strada.
Nei nostri Consigli Pastorali e nei nostri ambienti questo nuovo scenario della società civile fa fatica a divenire un argomento prioritario.
Spesso la problematica viene relegata ai cosiddetti specialisti della carità oppure il tutto viene lasciato in carico ai nostri parroci la cui casa assume, giorno dopo giorno, sempre di più le sembianze di un ufficio di assistenza sociale.
Eminenza, mi rivolgo a Lei perché mi attendo nel Suo episcopato delle indicazioni pastorali in quanto, come Ella ha ricordato nella Suo omelia del 25 settembre in Duomo, “un cristianesimo che non investa tutte le forme di vita quotidiana degli uomini, cioè che non diventi cultura, non è più in grado di divenire oggetto di comunicazione e di condivisione”.
Sono convinto che, per realizzare quanto da Lei indicato, sia giunto il momento di definire nelle nostre comunità delle priorità pastorali e le relative declinazioni operative.
Gli approfondimenti sull’educazione alla carità, su un impegno dei laici fedeli più coraggioso nel sociale, sulla ricerca di nuove forme di solidarietà, non possono essere nei nostri Consigli Pastorali gli argomenti all’ordine del giorno solo ed esclusivamente nelle settimane antecedenti la Giornata della Solidarietà.
Oggi è indispensabile un Suo intervento autorevole perché si inizi a far ripartire quella straordinaria ricchezza di fede e di umanità del nostro territorio su versanti per certi versi ancora troppo contraddistinti dal carattere della episodicità.
Dobbiamo, infatti, dare continuità ai nostri interventi pastorali, soprattutto sul versante della formazione della comunità adulta.
Sono altrettanto convinto che il decanato possa essere il luogo dedicato per convergere le energie delle chiese locali, dando rinnovate risorse a chi sta già operando e valutando delle sperimentazioni quali cooperative di lavoro, corsi professionali o altro attingendo dalle nostre strutture quegli spazi che spesso sono vuoti per buona parte della giornata.
Si tratta, in sintesi, di dare una risposta alla seguente domanda che ha costituito elemento di dibattito nel corso dei lavori della 46° Settimana Sociale: cosa può significare, oggi, per noi cattolici servire il bene comune?
La ringrazio fin da ora per le Sue parole nella consapevolezza che tante straordinarie realtà stanno già operando, ma che dobbiamo passare da una pastorale degli episodi ad una pastorale della vita sociale veramente ordinaria nelle nostre comunità.

Leandro Giacobbi