Valutazione attuale: / 0
ScarsoOttimo 
Per una generazione nuova di cattolici in politicaNel convulso panorama della politica italiana di fine anno ha ripreso vigore il dibattito sulla presenza dei cattolici nell’agire politico.
All’inizio del dicembre 2011 è arrivato nelle librerie il saggio del Prof. Luca Diotallevi “L’ultima chance – per una generazione nuova di cattolici in politica” (ed. Rubbettino).
L’autore, professore di Sociologia all’Università di Roma e vice presidente del Comitato Scientifico-Organizzatore delle Settimane Sociali italiane, sostiene che la società italiana attraversa un momento di crisi resa ancor più difficile perché, se è pur vero che servono le riforme, nel paese/Italia mancano soprattutto i riformatori.
Questa situazione chiama in causa i cattolici per quello che danno o non danno all’elaborazione e all’azione politica.
Nella sua analisi è interessante, addirittura provocante, il doppio interrogativo per una nuova iniziativa politica da parte dei cattolici italiani: “ci sono le risorse e le motivazioni ?”
E poi, altra domanda inevitabile, “la presenza dell’episcopato cattolico sulla scena pubblica è forse un ostacolo alla ripresa del cattolicesimo politico?”.
A queste domande del Prof. Diotallevi sono, indirettamente e casualmente, seguiti due interventi dell’episcopato.
Il primo è il tradizionale discorso alla città alla vigilia di S.Ambrogio del nostro Cardinale Angelo Scola.
Nel suo intervento colpisce il passaggio per cui,”c’è da chiedersi se il mondo cattolico, per sua natura chiamato a essere attento alle grandi sfide antropologiche ed etiche in gioco, non sia stato, da parte sua, corresponsabile, almeno per ingenuità o ritardo o scarsa attenzione, dell’attuale stato di cose”.
Il secondo è del Cardinale Angelo Bagnasco, presidente della C.E.I., alla Giornata di riflessione sulla formazione sociale e politica di Retinopera, tenutasi a Roma il 17 dicembre.Per una generazione nuova di cattolici in politica
Il Cardinal Bagnasco, nell’ambito di una straordinaria riflessione sul valore della coscienza, precisa che per un’azione politica “buona” è indispensabile per il cattolico «il discernimento, che non è mai un’iniziativa solitaria perché include la comunità ecclesiale, nella quale il discrimine viene dalla Parola di Dio e dal Magistero.
Abbiamo bisogno dell’una e dell’altro perché la coscienza sia “convenientemente formata” (Gaudium et spes, 43): “il Magistero della Chiesa – recita la Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede – non vuole esercitare un potere politico né eliminare la libertà di opinione dei cattolici su questioni contingenti.
Esso intende invece – come è suo proprio compito – istruire e illuminare la coscienza dei fedeli, soprattutto di quanti si dedicano all’impegno nella vita politica, perché il loro agire sia sempre al servizio della promozione integrale della persona e del bene comune”».
In conclusione, appare chiaro che sull’impegno dei cattolici in politica il dibattito coinvolge principalmente la comunità ecclesiale, in quanto da una parte vi è una visibile debolezza dell’apostolato dei laici, che il Cardinal Scola definisce “scarsa attenzione”, attribuibile alla costante assenza nella chiesa locale di quell’abitudine al discernimento che è indispensabile per un’iniziativa politica “buona”.
Dall’altra parte vediamo una costante supplenza dell’episcopato che ha visto nella costituzione del “Fondo famiglia-lavoro” del Cardinal Tettamanzi un emblematico episodio. Se la comunità ecclesiale vuole iniziare una nuova fase deve dare spazio al patrimonio di idee e di passioni dei laici impegnati in politica creando quelle situazioni, oggi impensabili, per istruire e illuminare la coscienza dei fedeli, come ci ha suggerito la voce più autorevole dell’episcopato italiano, cioè il Cardinal Bagnasco.

Leandro Giacobbi

Ultimo aggiornamento (Lunedì 09 Gennaio 2012 09:10)