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Aprire la Porta di CasaPerché ospitare ancora oggi un bambino bielorusso nella nostra casa, dopo tanti anni dal disastro nucleare di Chernobyl del 1986?
Ha ancora senso?
L’accoglienza di questi ragazzi và oltre la “vacanza di risanamento” che determina la riduzione dell’accumulo di radioattività nel loro organismo.
La maggioranza proviene da orfanotrofi, bambini abbandonati o tolti dai servizi sociali a improbabili genitori, molto spesso assenti o alcolizzati, fin da quando avevano pochi anni e le famiglie di Agrate, assieme agli altri 73 comitati della Lombardia associati alla Fondazione Aiutiamoli a Vivere, offrono loro il grande valore della solidarietà e della famiglia.
La famiglia che a noi sembra una cosa così scontata, quasi dovuta, con la sua operosità e fatica quotidiana, con il suo trovarsi a tavola tutti insieme per parlare di quello che è avvenuto nella giornata o dei progetti da realizzare, una realtà questa a loro quasi sconosciuta.
I genitori italiani li accolgono con affetto e gioia, li coccolano come fossero i loro figli, si interessano del loro profitto scolastico, trasmettono loro l’amore, le loro esperienze, i loro valori educativi e il buon esempio, cose che nei loro istituti sono totalmente assenti.
Questi bambini hanno così un punto di riferimento concreto, sanno che c’è qualcuno che li pensa, li segue, si interessa di loro anche a tanti chilometri di distanza e si crea in tal modo un forte legame affettivo che li sprona ad andare avanti con più energia
e voglia di vivere.
La famiglia dà parecchio a questi ragazzi, l’impegno è molto, non solo nel periodo estivo e natalizio quando sono in Italia, ma anche durante l’anno inviando periodicamente dei pacchi contenenti di tutto e di più per alleviare la loro permanenza in queste scuole internato; riceve però da loro anche tantissimo affetto e vitalità nuova, un’esperienza che cambia la vita nostra e loro, dove anche la lingua non è più un ostacolo ma è il cuore a parlare.

Ezio Nolli