Valutazione attuale: / 7
ScarsoOttimo 
I Quarant’anni di Sacerdozio di Don Mauro RadiceCaro don Mauro,
quando ti ho visto la prima volta ho pensato: “va’ che bel”.
È stato durante una delle tue prime messe nella nostra comunità: mi hanno colpito la semplicità e la profondità delle tue parole, che rispecchiavano anche il tuo modo gioioso di celebrare.
Poi, ad un certo punto, tu stesso hai detto quel “va’ che bel” che avevo pensato, e mi hai fatto sorridere.
Conoscendoti sempre più, caro don Mauro, ho scoperto che è un’espressione dialettale che ricorre di frequente quando si parla con te, e ti voglio ringraziare per questo: non capita spesso che qualcuno mi inviti a porre l’attenzione sulla bellezza delle situazioni che sto vivendo o delle relazioni che porto avanti nella mia vita: “guarda che bello!”.
Eppure credo che sia importante farlo, e questo tuo ricorrente modo di dire mi aiuta, così come mi aiuta la maniera in cui lo dici: ne sei convinto, non è un’abitudine e neanche un semplice intercalare, ma sgorga dal tuo cuore.
Insomma, tu sei dentro la bellezza delle cose, la vivi.
Credo che sia una qualità importante per chi svolge il compito delicato di essere un pastore d’anime: riconoscere la bellezza nelle persone, ad esempio, permette di dare loro la giusta dignità e attenzione... e quindi di trovare una parola buona per ciascuno e, caro don Mauro, noto con piacere che tu lo fai: ti ho sempre visto parlare con tutti, incoraggiando le nuove proposte, portando un po’ di conforto negli insuccessi e invitando a non scoraggiarsi.
Sai, è importante per una persona sapere che se ha bisogno, può contare sulla tua disponibilità all’ascolto.
E le tue parole, tra le altre cose, sono parole di una persona veramente autorevole, perché è chiaro che hai sempre sott’occhio la situazione della Comunità Pastorale e delle diverse realtà che la abitano.
Non deve essere semplice, ma vedo anche che puoi contare sull’aiuto tante persone, amici e collaboratori, includendo gli altri sacerdoti e religiosi della Comunità e tutti i laici.
Certo, ora non penserai di montarti la testa, dopo tutte queste sviolinate!
Qualche difettuccio ce l’hai anche tu, ma perché parlarne in questa bella occasione?
Quest’anno sono 40 anni che sei sacerdote!
Va’ che bel!
Hai ringraziato il Signore per questo dono?
Credo proprio di sì: ‘grazie’ è un’altra parola che sento spesso quando partecipo a una messa in cui sei tu a fare l’omelia o a qualche incontro tenuto da te.
Vedi, anche il ringraziare non è un atteggiamento così frequente nella vita di oggi: presuppone l’esistenza di un dono, di qualcosa che si riceve e il riconoscimento dello sforzo dell’altro, che si priva di qualcosa per noi, o che semplicemente ci dedica tempo o attenzione; e invece quante volte pensiamo che tutto ci sia dovuto!
Non smettere, caro don Mauro, di indicarci con la tua semplicità e le tue parole questi valori di cui abbiamo bisogno: il rendere grazie per il dono della bellezza che Dio ci regala ogni giorno, quando va tutto liscio ma anche quando si affacciano le difficoltà.
E’ la bellezza della sua presenza amica e paterna.
Sì, questo è quello che vedo quando ti incontro: una persona sicura della presenza di Dio nella propria vita.
E allora il mio augurio per te, in questo importante anniversario, è di ritornare con la mente e col cuore alle origini della tua vocazione sacerdotale per riscoprire e rafforzare – in una parola – la tua fede nel Signore. Così
anche noi che ti conosciamo possiamo attraverso di te conoscere sempre più Lui.
Caro don Mauro, grazie per quello che sei e che fai nella nostra Comunità Pastorale.

Un parrocchiano


Ultimo aggiornamento (Martedì 03 Novembre 2020 22:20)