SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI E COMMEMORAZIONE DI TUTTI I DEFUNTI«IL VANGELO DELLA VITA ETERNA NEL CONTESTO DELLA RASSEGNAZIONE A FINIRE NEL NULLA» (Mons. Mario Delpini)

Cari parrocchiani,
in questo periodo mi è capitato più volte di ascoltare qualche omelia del nostro Arcivescovo o qualche sua riflessione/testimonianza.
Mi colpisce come ritorna spesso l’invito a riflettere sulla vita eterna: dono del Signore Risorto, aspetto fondante e centrale nel nostro Credo Cristiano.
Noi forse troppo superficialmente, senza molta convinzione e adesione del cuore ripetiamo: «Credo la Comunione dei Santi… credo la vita eterna»; ma poi la vita procede come se Cristo non fosse risorto e spesso ci dimentichiamo che già nel Battesimo ci è stata regalata «la lieta speranza della vita eterna».
Non sono rimasto sorpreso di trovare anche nell’ultima Lettera Pastorale: “Chiesa unita, libera, lieta”, un’ampia riflessione sul dono della vita eterna, che ritengo opportuno e doveroso riproporre qui per vivere in profondità il Ricordo dei Santi e dei Morti.
“L’espressione «vita eterna» si è smarrita nel nostro tempo, è stata banalizzata e distorta in un immaginario che la rende antipatica.
Il linguaggio tradizionale della devozione cristiana è diventato insignificante in un contesto di pensiero che evita le domande sul senso e si rassegna a descrivere e, se possibile, a manipolare i processi biologici, nella persuasione indiscutibile della destinazione a morire di tutto ciò che nasce.
Nel linguaggio del Vangelo secondo Giovanni, Gesù promette la vita eterna a coloro che credono e si presenta come il pane della vita.
Dichiara di essere «la vita». Chi ascolta le sue parole è quindi introdotto a credere che «vita eterna» non è una vita che “dura per sempre”, come un’immobile noiosa contraddizione.
È piuttosto la vita di Dio di cui Gesù ci rende partecipi con la sua morte e risurrezione, poiché lui, il Verbo, era in principio presso Dio e «in lui era la vita e la vita era la luce degli uomini» (Gv 1,4).
I discepoli che continuano a credere in Gesù sperimentano che la loro vita è rimanere in lui, come il tralcio che rimane vivo perché rimane nella vite. Questa comunione non è spezzata dalla morte fisica: la morte in croce di Gesù è l’ora della gloria.
Il Padre glorifica il Figlio, esaudisce la sua preghiera. Nel morire, Gesù «consegnò lo Spirito» (Gv 19,30), quindi rese partecipi tutti della sua gloria.
La morte dei figli di Dio partecipa della morte del Figlio dell’uomo e così è vinta dalla sua stessa gloria.
La comunità cristiana continua a celebrare ogni giorno la Pasqua di Gesù, ad annunciare la sua morte e risurrezione, in attesa della sua venuta. Ha quindi un fondamento incrollabile per la speranza e la responsabilità di annunciare il Vangelo della vita eterna. I molti funerali che si celebrano nelle nostre chiese sono la quotidiana occasione per indicare ai presenti la consolazione più decisiva, nel momento in cui il dolore è troppo inconsolabile” (pag. 53-54).

Don Giuseppe

Ultimo aggiornamento (Domenica 31 Ottobre 2021 20:29)