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Corale Santa Giuliana - Caponago
I 10 Anni di canto
Il Papa e la Musica
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San Agostino disse:  "Chi ben canta, prega due volte"... Il coro  Parrocchiale "Santa Giuliana" si dedica con grande passione ed interesse all'animazione della Liturgia delle Sante Messe delle grandi festività e ricorrenze di particolare importanza della Parrocchia.

Nei momenti più importanti della vita religiosa della comunità, le grandi solennità dell'anno liturgico (Santo Natale, Santa Pasqua), le feste patronali, la celebrazione solenne dei Sacramenti (1a Comunione, Cresima), il coro parrocchiale rende un servizio di presenza e di animazione, esprimendo attraverso il canto che si fa preghiera, la gioia della fede.

Il coro è attualmente composto da 23 persone, ed è  diretto dal maestro Mauro Pollastri che tra l'altro compone per il coro anche musiche e testi.

Per far parte del coro non è necessario conoscere la musica e chi non ha mai cantato non deve pensare a priori di non esserne capace, è sufficiente provare con gli altri ed in breve tempo si comincia a prendere l'intonazione e si diventa sempre più parte integrante del gruppo.

Se vuoi far parte del coro l'impegno da dedicare alle prove è soltanto di un'ora e mezza una volta alla settimana, quest'anno il giovedì  presso la Chiesa Parrocchiale.

Don Mauro, Don Luigi Vanin, Don Luigi Didoni, il Maestro e tutto il coro vi aspettano.

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Il 6 giugno del lontano 1997 per celebrare i 10 anni di canto del coro Parrocchiale "Santa Giuliana" è stato organizzato un concerto per ricordarne l'evento.

 

Al concerto hanno partecipato:
 
CORALE SANTA GIULIANA - CAPONAGO

SCHOLA CANTORUM S. EUSEBIO - AGRATE BRIANZA

ORCHESTRA DA CAMERA "FILARMONIA" - VILLASANTA
 
 Ecco la targa ricordo del concerto.

 



Cantate inni con arte!
Giovanni Paolo II: "ritorni sempre più nella liturgia la bellezza della musica e del canto"
   
1. Risuona per la seconda volta nella Liturgia delle Lodi il Salmo 150, che abbiamo appena proclamato: un inno festoso, un alleluia ritmato dallaCorale Santa Giuliana a Pessano musica. Esso è l’ideale sigillo dell’intero Salterio, il libro della lode, del canto, della liturgia d’Israele.
Il testo è di una mirabile semplicità e trasparenza. Dobbiamo solo lasciarci attirare dall’insistente appello a lodare il Signore: «Lodate il Signore … lodatelo… lodatelo!».
In apertura Dio è presentato in due aspetti fondamentali del suo mistero. Egli è senz’altro trascendente, misterioso, distinto dal nostro orizzonte: sua dimora regale è il «santuario» celeste, il «firmamento della sua potenza», simile ad una fortezza inaccessibile all’uomo.
Eppure Egli è vicino a noi: è presente nel «santuario» di Sion e agisce nella storia attraverso i suoi «prodigi» che rivelano e rendono sperimentabile «la sua immensa grandezza» (cfr vv. 1-2).

2. Tra terra e cielo si stabilisce, dunque, quasi un canale di comunicazione in cui si incontrano l’azione del Signore e il canto di lode dei fedeli. La Liturgia unisce i due santuari, il tempio terreno e il cielo infinito, Dio e l’uomo, il tempo e l’eternità.
Durante la preghiera noi compiamo una sorta di ascesa verso la luce divina e insieme sperimentiamo una discesa di Dio che si adatta al nostro limite per ascoltarci e parlarci, per incontrarci e salvarci.
Il Salmista ci spinge subito verso un sussidio da adottare durante questo incontro orante: il ricorso agli strumenti musicali dell’orchestra del tempio di Gerusalemme, come la tromba, l’arpa, la cetra, i timpani, i flauti, i cembali.
Anche il muoversi in corteo faceva parte del rituale gerosolimitano (cfr Sal 117,27). Il medesimo appello echeggia nel Salmo 46,8: «Cantate inni con arte!».

3. È, dunque, necessario scoprire e vivere costantemente la bellezza della preghiera e della liturgia.
Bisogna pregare Dio non solo con formule teologicamente esatte, ma anche in modo bello e dignitoso.
A questo proposito, la comunità cristiana deve fare un esame di coscienza perché ritorni sempre più nella liturgia la bellezza della musica e del canto.
Occorre purificare il culto da sbavature di stile, da forme trasandate di espressione, da musiche e testi sciatti, e poco consoni alla grandezza dell’atto che si celebra.
È significativo, a tale proposito, il richiamo della Lettera agli Efesini ad evitare intemperanze e sguaiatezze per lasciare spazio alla purezza dell’inneggiare liturgico: «Non ubriacatevi di vino, il quale porta alla sfrenatezza, ma siate ricolmi dello Spirito, intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo» (5,18-20).

4. Il Salmista termina invitando alla lode «ogni vivente» (cfr Sal 150,5), letteralmente «ogni soffio», «ogni respiro», espressione che in ebraico designa «ogni essere che respira», specialmente «ogni uomo vivo» (cfr Dt 20,16; Gs 10,40; 11,11.14).
Nella lode divina è, quindi, coinvolta anzitutto la creatura umana con la sua voce e il suo cuore.
Con lei vengono idealmente convocati tutti gli esseri viventi, tutte le creature in cui c’è un alito di vita (cfr Gn 7,22), perché levino il loro inno di gratitudine al Creatore per il dono dell’esistenza.
Sulla scia di questo invito universale si porrà san Francesco con il suo suggestivo «Cantico di Frate Sole», in cui invita a lodare e benedire il Signore per tutte le creature, riflesso della sua bellezza e della sua bontà (cfr Fonti Francescane, 263).

5. A questo canto devono partecipare in modo speciale tutti i fedeli, come suggerisce la Lettera ai Colossesi: «La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali» (3,16).
A questo riguardo, sant’Agostino nelle sue Esposizioni sui Salmi vede simboleggiati negli strumenti musicali i santi che lodano Dio: «Voi, santi, siete la tromba, il salterio, la cetra, il timpano, il coro, le corde e l’organo, e i cembali del giubilo che emettono bei suoni, che cioè suonano armoniosamente.
Voi siete tutte queste cose. Non si pensi, ascoltando il Salmo a cose di scarso valore, a cose transitorie, né a strumenti teatrali». In realtà voce di canto a Dio è «ogni spirito che loda il Signore» (Esposizioni sui Salmi, IV, Roma 1977, pp. 934-935).
La musica più alta, dunque, è quella che sale dai nostri cuori.
E proprio questa armonia Dio attende di ascoltare nelle nostre liturgie. 

Sala Stampa Vaticana - 26 febbraio 2003 - Udienza generale
CATECHESI DEL SANTO PADRE 
 

Ultimo aggiornamento (Giovedì 15 Aprile 2010 06:47)

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