L’ORATORIO…Che senso ha parlare, oggi, di oratorio? Questa peculiare esperienza educativa può ancora dare qualcosa alle comunità locali dopo 450 anni di vita?
L’oratorio, ripulito dai segni del tempo, potrebbe rinnovarsi come luogo di incontro autentico, di incrocio di vite, di ascolto vero, un posto in cui al centro c’è il cuore libero di chi impara ad amare. Perché, se anche i tempi sono cambiati, il profondo desiderio di amore, speranza e libertà si incarna
continuamente nei ragazzi di ogni tempo e provenienza.
E se don Bosco è riuscito a strappare i giovani dalla strada, noi potremmo cercare di non farli affogare nel mare magnum delle relazioni… virtuali.
Gli oratori, infatti, in quanto luoghi di umanizzazione prima che spazi fisici, in virtù della ricca tradizione che ci lasciano in eredità non possono essere semplicemente dismessi come istituzioni ormai deserte, fuori dal tempo, ma vanno interrogati per capire quali semi di significato ancora inespresso possono regalare al nostro presente.
Solo facendoci ‘giusti eredi’ capaci di valorizzare e rilanciare anche innovando ciò che la tradizione ci consegna (perché per essere davvero fedeli occorre saper cambiare), nella consapevolezza del valore grande di quanto abbiamo ricevuto, possiamo allo stesso tempo coltivare la gratitudine che consente di non disperdere ciò che è ricchezza, e la fantasia che ci sostiene nell’affrontare le criticità trasformandole in occasioni.
In effetti, a guardare bene, gli oratori costituiscono tuttora un patrimonio. culturale e simbolico, oltre che materiale.