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Luoghi di CondivisioneEssere seme buono, ma dove?
Vivere la fede non è una cosa astratta, ma richiede un certo radicamento nel territorio.
Anche Dio per farsi capire e comunicarsi ha scelto di incarnarsi, di “fermarsi” in un determinato luogo e, nella Palestina di due mila anni fa, ha vissuto la sua esperienza umana.
Vivere la fede nel proprio territorio cosa vuol dire?
Anzitutto rendere presente il Vangelo là dove si vive: la fede infatti non è come uno zainetto che si mette sulle spalle in certe occasioni e poi se ne libera, ma è un “habitus”, un atteggiamento, un modo di essere e di fare che ci accompagna sempre.
Si è sempre cristiani e dovunque!
Proprio perché siamo cristiani sempre, non sono le strutture quelle che ci devono plasmare, ma siamo noi che le dobbiamo animare in modo cristiano.
Solitamente ogni luogo merita di essere frequentato in un certo modo, perché si usa così e allora mi vesto in un certo modo, uso un certo tipo di parole… e questo lo si fa nel vivere quotidiano.
Per la fede invece tutto ciò non vale perché è in forza delle propria fede che si dà senso alle strutture.
Così si esprime il Cardinale nella lettera pastorale il campo è il mondo:
I fedeli laici, in forza dell’iniziazione cristiana, vivono nel mondo assumendo dal di dentro le condizioni comuni dell’umana esistenza.
Nella famiglia, nel lavoro, nel quartiere, nelle svariate forme della vita quotidiana, sono chiamati a dare testimonianza del Vangelo dell’umano.
Nella convulsa e delicata fase di cambiamento di civiltà in atto, la loro indole secolare appare decisiva per testimoniare che la Chiesa non ha bastioni da difendere, ma solo strade da percorrere.
Le strutture (Oratorio, Quartiere, Scuola, luoghi di lavoro…) siano veramente per noi credenti luoghi privilegiati per dire a tutti la gioia del Vangelo!

Don Mauro

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Ultimo aggiornamento (Venerdì 13 Dicembre 2013 11:49)