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La festività del Natale e le vacanze collegate diventano l’occasione propizia per prendere in esame l’ultimo aspetto del nostro cammino di Avvento seguendo la lettera pastorale del nostro Cardinale Angelo Scola:
Il campo è il mondo
“ I cristiani hanno la responsabilità di essere il seme buono anche nel campo del RIPOSO.
Conoscono infatti che la condizione più desiderabile per il riposo è la comunione, quella grazia di sapersi a casa nella relazione buona che lo Spirito di Dio sa costruire facendo di molti una cosa sola.
Perciò il nome cristiano del riposo è la FESTA e il cuore della festa è la celebrazione eucaristica.
E’ offerta così la possibilità non solo di staccare dal lavoro e di interrompere la fatica, ma di una rigenerazione che rende la persona pronta per ogni opera buona… Non possiamo evitare di interrogarci: perché il significato della festa cristiana è così smarrito tra i cristiani stessi?
Se l’Eucaristia domenicale è il centro della festa ed è ciò che la rende bella, come avviene che sia così comune la distrazione?
Se il riposo e la festa hanno il loro principio nella comunione, perché la domenica è così spesso motivo di dispersione?

Invito le comunità cristiane a porsi queste domande, a verificare il modo di celebrare l’Eucaristia domenicale, a curare le espressioni della vita della comunità.
La convinzione che la domenica sia un bene per tutti deve motivare i cristiani anche a quest’opera di persuasione per cui tutti ne possano beneficiare, evitando di cedere a logiche esclusivamente commerciali ed efficientistiche.
Non è raro infatti che orari di lavoro e metodi di produzione possano compromettere la vita familiare, l’equilibrio delle persone, la possibilità di partecipare alla vita della comunità” (pag. 49-50)
Vediamo tutti purtroppo che le feste religiose vengono spesso “banalizzate” e svuotate di senso. Forse questo è successo anche perché noi credenti ci siamo lasciati prendere da altri interessi più accomodanti ed economicamente più attraenti. Non si tratta certamente di ripristinare il passato, ma di vivere l’autenticità della festa oggi, con il modo di vivere di oggi.
Dire BUON NATALE oggi è diverso da come lo si diceva ieri, perché si tratta di dire con coraggio oggi che il Natale è il Natale di Gesù!

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Ultimo aggiornamento (Lunedì 23 Dicembre 2013 20:49)