AccogliereLa cosa più bella che puoi fare quando incontri una persona è quella di salutarla, di guardarle in faccia, di fissare il tuo sguardo sul suo.
E già lì ti accorgi che chi hai davanti, pur non conoscendolo, non è un estraneo, ma una persona con la quale puoi avere un contatto, perché forse hai tu qualcosa da dare, ma anche lei può avere qualcosa da donarti.
In questa nostra epoca in cui bisogna per forza correre, per forza tirare dritto senza distrarti, per forza far finta di non notare chi ti sta accanto e per forza tappare le orecchie per non sentire la sua voce, parlare di ACCOGLIENZA sembra davvero fuori tempo e fuori luogo.
Com’è brutto, per esempio, quando sei a tavola, aver di fronte una persona che con una mano usa la forchetta e con l’altra smanetta sullo smartphon e neanche alza gli occhi per condividere cibo, tempo e parole con chi è seduto alla stessa tavola.
E poi ci meravigliamo della chiusura che sta diventando sempre più ermetica nei confronti di chi è straniero, del diverso di colore, di chi ha un’altra cultura o religione.
Noi non siamo come bottiglie ben allineate in una cassetta e ben distanziate per non toccarci, per non rovinarci o romperci… siamo invece come la frutta della macedonia: insieme ma conservando ciascuno il suo aspetto e il suo sapore… così gusti la diversità che favorisce l’unità.
Per noi cristiani è dentro nel nostro DNA l’essere accoglienti, perché l’accogliere l’altro è un modo per vivere l’incontro con Gesù: ”Chi accoglie uno di questi piccoli, accoglie me”.
Il discepolo di Cristo non ha paura di guardare in faccia alle persone, non ha paura di stringere la mano di chi è diverso, non ha paura di dialogare e confrontarsi con chi la pensa come lui. La paura invece nasce là, dove vedi l’altro come avversario, come chi ti da fastidio e quindi sconvolge la tua serenità.
Accogliere è uscire da se stessi per abbattere il muro con il quale spesso ci si protegge.

Ultimo aggiornamento (Lunedì 10 Ottobre 2016 06:44)