La nostra speranza, nel proporre le riflessioni presentate in queste quattro domeniche di avvento, è di aver suscitato quella sana inquietudine che ha percorso i nostri cuori durante la lettura dell’Enciclica obbligandoci a rispondere personalmente alla domanda “dov’è tuo fratello?” e a scoprire passo dopo passo che “l’umano arriva dove arriva l’amore; non ha confini se non quelli che gli diamo”.

Se ogni persona ha una dignità inalienabile, se ogni essere umano è mio fratello o mia sorella, e se veramente il mondo è di tutti, non importa se qualcuno è nato qui o se vive fuori dai confini del proprio Paese.

Ogni Paese è anche dello straniero, in quanto i beni di un territorio non devono essere negati a una persona bisognosa che provenga da un altro luogo. Infatti, come hanno insegnato i Vescovi degli Stati Uniti, vi sono diritti fondamentali che «precedono qualunque società perché derivano dalla dignità conferita ad ogni persona in quanto creata da Dio». I migranti che, ad esempio, arrivano in Europa e in particolare nella nostra nazione, sono in fuga da paesi in cui persistono situazioni di conflitto, persecuzione o violenza a causa di guerre irrisolte, governi dittatoriali o incapacità di gestire democraticamente le risorse naturali. Essi lasciano il loro paese d’origine con la speranza di un futuro migliore, affrontano terribili esperienze di prigionia, naufragi, sbarchi continuando nella tenace ricerca di una dignità riconosciuta. Forse ci stiamo dimenticando dei “nostri“ emigrati di ieri e di oggi verso paesi stranieri o all’interno da una regione all’altra? Quale differenza? San Francesco d’Assisi scriveva «fratelli tutti» per rivolgersi a tutti i fratelli e le sorelle e proporre loro una forma di vita dal sapore di Vangelo. Tra i suoi consigli voglio evidenziarne uno - scrive il Papa - nel quale invita a un amore che va al di là delle barriere della geografia e dello spazio. Qui egli dichiara beato colui che ama l’altro «quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui» Con queste poche e semplici parole ha spiegato l’essenziale di una fraternità aperta, che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita. L’enciclica “Fratelli tutti, sulla fraternità e l’amicizia sociale” richiederebbe molto più spazio per approfondirne il messaggio appassionato. Per questo motivo nei prossimi mesi del nuovo anno promuoveremo altre iniziative, covid-19 permettendo, per confrontarci con franchezza e in libertà.

Commissione di Pastorale sociale